martedì 4 aprile 2017

ED ORA PARLIAMO DI UN ARGOMENTO SEMPLICE....LA PAURA...
La rivoluzione tecnologica ha permesso all’umanità di vivere più a lungo, ma anche il benessere e il cambiamento dei significati nei valori. Non c’è dubbio che essere informati consapevoli della realtà offre un senso di sicurezza che si traduce in tutela e garanzia. Concetti come violenza, coraggio, paura, eroismo,oggi rappresentano modelli e significati completamente diversi rispetto a pochi anni fa. Si è sempre detto e sostenuto che la “paura” è da femminucce, riferendosi invece al “coraggio” come una caratteristica del maschietto. Insomma dei luoghi comuni diffusi e “normali” ma che come tali, oggi, non lo sono più. Certe parole iniziano ad avere il significato della funzione biologica e non dell’aspetto culturale o se vogliamo tradizionale. Se una donna aspetta un bambino, insomma è in stato interessante nessuno più dice “ glielo ha mandato il Signore” parla liberamente e dice: aveva dimenticato la pillola, l’hanno voluto, l’hanno programmato, è venuto nonostante le precauzioni. Insomma il linguaggio è reale, aderente al processo biologico che lo sostiene e lo motiva: se ti dimentichi di prendere la pillola il rischio è rimanere gravida. Insomma si è sempre meno fatalisti e vittime dell’Onnipotenza e sempre più con i piedi per terra: ciò si traduce anche in benessere e sicurezza. Molte persone rimpiangono i bei tempi in cui si faceva credere ai bambini che era la cicogna a fare figli, ma nel tempo la percentuale nostalgica va sempre riducendosi. Il contatto con la realtà biologica appaga sempre di più, favorisce la lucidità e il benessere diventa raggiungibile e si è in grado di riconoscerlo. Anche se persiste ancora una quota di persone che confondono la realtà con il proprio stato mentale. Una volta certi personaggi venivano etichettati con il termine di “narcisisti”, in riferimento al mito dove c’era Narciso che passava il tempo a rimirarsi allo specchio dicendosi “Come sono bello” fregandosene di tutto ciò che gli stava intorno. Ma oggi il termine narcisismo viene abbandonato e si preferisce dire che chi scambia la realtà per la propria immagine è ( semplicemente) uno stupido. Se oggi ci poniamo la domanda cosa mi manca?. Abbiamo maggiori strumenti per rispondere: gli spazi dei limiti reali ci sono più chiari. Ma ora di debbo parlare di un fatto che è sfuggito ai nostri attenti giornalisti e che rientra nel tema che stiamo svolgendo. E’ un evento che molti potrebbero considerare insignificante ma io lo segnalo, invece, di una certa importanza: perché riguarda l’uso del linguaggio nei valori del “maschile” e del “femminile”. La premessa è che da sempre si considera il sentimento della “paura” come qualcosa che appartiene al mondo femminile. Insomma la paura è stata sempre descritta e analizzata come un sentimento “negativo”e facente parte della patologia psichiatrica o psicopatologica. Insomma il soffrire di “paura” veniva considerata una forma di isteria o peggio di esaurimento nervoso e trattato con una serie di medicine. E la parola “isteria” viene da “utero” e dunque donna, femminile. Oggi la paura invece, in biologia acquista un significato diverso: la ricerca sperimentale ha dimostrato che è un segnale di pericolo. Ad Icaro con le ali fatte di cera gli piaceva volare in alto: il padre Dedalo lo richiamava per avvertirlo che avvicinandosi al sole le ali si potevano sciogliere. Icaro non aveva paura e così morì sfracellandosi al suolo. Il mito greco ci riporta la conferma che la paura non è del maschile. Ed ora veniamo al fatto: mi ricordo di un bambino palestinese Hussam Mahumud Bilal Abdu sedici anni all’anagrafe, qualcuno di meno nell’aspetto fisico. Pagato 18 euro e imbottito con otto chili di esplosivo addosso,spedito a farsi saltare vicino ai soldati di Haswara, sud di Nablus, al posto di blocco dei ragazzini dove era già stato preso un bimbo bomba di 10 anni. A differenza degli altri terroristi kamikaze ad Hassam gli è venuta la “paura”.vistosi scoperto dai soldati che lo avevano fermato si è arreso prima di schiacciare il pulsante che lo avrebbe fatto esplodere:” Non voglio morire! Non voglio esplodere!”,. Ecco in sintesi la smentita al vecchio prof. William James, fondatore della psicologia che sosteneva: abbiamo paura perché fuggiamo. Con il bambino Abdu viene smentita la teoria psicologica del comportamentismo e dello “stress”. Appunto “stress” una parola inflazionata usata dalla medicina praticona e caotica: in tale teoria si sostiene che siccome stiamo fuggendo di conseguenza abbiamo paura: no, non è così.
E’ esattamente il contrario: siccome abbiamo paura allora la strategia di protezione del cervello che mette in atto la paura ci fa fuggire dal pericolo: la molla, lo scatto, l’innesco è provocato dall’elaborazione del segnale e sentimento della “paura”. La paura cerca solo di salvarti. Ma c’è da dire ancora di più: la definizione di “stress” si è rivelata ambigua e fuorviante: possiamo dire oggi che, sul piano scientifico, è stata ulteriormente smentita da un ragazzino palestinese: Abdu resosi conto della stupidaggine che stava facendo il suo cervello ha potuto trasmettere il segnale di pericolo della paura e lui si è fermato. Non si è fatto saltare. La paura, in buona sostanza ci avverte delle stupidaggini che stiamo commettendo: ma non a tutti, perché l’innesco ( della paura) è condizionato dalla soglia del cervello che è responsabile dell’emozione. Abdu ha rinunciato ad essere un martire: insomma non ha fatto lo stesso gesto che il De Amicis raccomanda alla piccola vedetta lombarda: farsi ammazzare , perché l’eroe è maschio e la paura è femmina. Ma se approfondiamo l’analisi biologica e logica sulla matrice della paura scopriamo che è sempre un segnale di pericolo. Molte volte si ascoltano storie e racconti di paure immotivate, che scoppiano all’improvviso e procurano disagio e invalidità. Se approfondiamo l’analisi e la ricerca però scopriamo che il soggetto “ammalato di paura” passa buona parte del suo tempo a rosicare, a rimuginare, a rincorrere con la fantasia progetti che solo lui conosce e apprezza ( come i vecchi narcisisti).
Ecco allora che interviene la paura che cerca di bloccarlo. Come se gli dicesse: la vuoi smettere di farti le pippe mentali , insomma le paranoie, e confondere la realtà con il tuo stato mentale?. Allora per la paura la biologia ha dato un senso e un significato: ma occorre essere sereni e lucidi nel fare le analisi . Per esempio all’epoca della guerra per l’invasione al Kuwait (anni90) la gente di Latina ( e non solo) era andata al Silos ( un grande ipermercato dell’epoca) e si è accaparrata tutto. Sparirono anche le candele,la farina, lo zucchero. Si disse per la paura della guerra:no, non era così. Lo fecero perché vittime della paranoia, avevano creduto alle pippe mentali di una terza guerra mondiale. Alla gente piaceva pensare che la guerra li avrebbe messi sul lastrico e che loro, i furbi del momento, non si sarebbero fatti fregare: così fecero le scorte. E nessuno pensò di fermarli (ovviamente). Comprare è sempre stato un piacere: l’occasione fu presa al volo e così quasi tutti si ritrovarono a fare man bassa. Freezer, frigoriferi, dispense tutte piene!! Poca gente ebbe paura di ciò che stava succedendo , l’accaparramento avvenne senza dubbi e scrupoli e durò qualche settimana: alla fine fu giudicata come una follia collettiva. Da allora riprese vigore la teoria psicologica del catastrofismo: una strategia che ripropone la stessa dinamica per invogliare la gente a spendere. Una teoria che si basa sulla paranoia e le pippe mentali per farti venire voglia di comprare il prodotto. Comunque diventa sempre più difficile applicarla:oggi, manca la materia prima. Gli euro, insomma abbiamo visto come la scienza biologica ha cambiato il significato dei sentimenti che non sono più peculiari della donna o dell’uomo. Ma servono nella vita quotidiana perché sono espressione del cervello. Il sentimento della paura ora vive una nuova stagione: grazie al piccolo palestinese sappiamo che per vincere la spinta al terrorismo ci vuole la paura, solo così il senso di realtà si coniuga con la voglia di vivere. Il sentimento “paura”diventa una sorta di spia che si accende ed è l’invito del cruscotto cerebrale a campare più a lungo. Cosa segnala la paura? Ora lo sappiamo segnala un gesto di follia, di paranoia, di rabbia, di fanatismo, di pippe mentali, non è un segnale di femminuccia.

Nessun commento:

Posta un commento